Capitolo 4
Terza tappa
Catecumenale o di iniziazione al mistero della chiesa
Anno: 1982-83 1983-84 1984-85 1985-86 1986-87 1987-88 1988-89
Siamo all'inizio della terza tappa. L'esperienza del Sinodo aveva lasciato un segno nella vita dei singoli e dell'insieme. La scelta di Cristo come senso e ideale della vita e forza per poterlo raggiungere, non è stata una pura formalità, una decisione affrettata e superficiale avvenuta in un momento emozionale suscitato ad arte per condizionare un popolo; è stato invece l'esito felice di un cammino che ha avuto i suoi passaggi difficili in alternanze di umori, con reazioni fortissime, con improvvisi silenzi meditativi, con tentativi di evasione, eclissi repentine e opposizioni ingiustificate. L'effetto, tutto sommato, del famoso collo di bottiglia che non è facile superare, ma che una volta superato consente un nuovo equilibrio che si viene ad instaurare nei rapporti comunitari e che si avverte in campo non solo ecclesiale, ma anche sociale. Ed e quanto abbiamo potuto osservare in alcuni fatti accaduti nell'anno pastorale successivo al Sinodo (1982-83), dodicesimo dall'inizio dell'esperienza.
Ci eravamo proposti come meta generale in quell'anno la percezione di essere un popolo nuovo. Tale percezione l'abbiamo ottenuta con notevole evidenza attraverso una serie di circostanze in parte programmate e in parte no. Quelle programmate erano le solite iniziative mensili più un avvenimento particolare: la professione religiosa e il 25° di vita religiosa di due suore legate profondamente alla comunità parrocchiale. Quelle non programmate erano invece la morte della coordinatrice dell'Assemblea Parrocchiale, che aveva fatto della sua vita ordinaria un modo di vivere per la comunità; la partenza di una Suora molto amata e stimata dalla comunità e la rispettiva presa di posizione di un gruppo di giovani di fronte all'autorità della Congregazione; l'entrata in Seminario di un giovane e la pubblica definizione ecclesiale da parte di un altro; la testimonianza cristiana dell'impegno politico di un capo famiglia e la presa di posizione in favore del discorso comunitario di un altro; e il ricupero di alcuni alcolisti, che apre prospettive di soluzione a un problema che per estensione e gravità condiziona negativamente il futuro della comunità.
La gente ha dimostrato e ha percepito di essere un popolo nuovo per l'amore gratuito e l'impegno comunitario manifestati in occasione della festa patronale, quando, dalla sera alla mattina, è riuscita a sostituire in modo creativo il gruppo che aveva preparato ogni cosa e che si era lasciato strumentalizzare dai soliti oppositori della Parrocchia legati al carro del partito dominante in quel momento. É stata una prova evidente della capacità dei laici di gestire attività comunitarie ecclesiali, anche contro un'opinione pubblica che pretende di affogare ogni forma di impegno a questo livello. E ancora in occasione della professione religiosa e del 25° delle due Suore, dove la partecipazione è stata tale e di tale intensità che ha confermato da una parte la validità della presenza delle religiose nel paese e dall'altra il carisma della congregazione che esse esprimono. Essa è stata anche la scintilla che ha fatto emergere il problema vocazionale esistente in diversi giovani di ambo i sessi, dimostrando, a livello intuitivo, che la chiamata alla vita religiosa è una possibilità aperta anche alla comunità di Vajont.
L'amore gratuito e l'impegno comunitario si sono manifestati inoltre anche con particolare intensità ai funerali della coordinatrice dell'Assemblea, ai quali la gente ha partecipato in massa, nonostante si fossero svolti nel paese d'origine della defunta, notevolmente distante da Vajont. La comunità si è sentita scossa dalla testimonianza di una donna che aveva fatto della vita ordinaria propria e della famiglia un modo di vivere per la comunità.
È evidente che ha voluto dimostrare in questo modo di credere e di voler vivere secondo questo parametro.
Con grande evidenza si sono dimostrati infine nella consultazione per il rinnovo del Consiglio Comunale. Tale consultazione ha messo in luce da una parte il gruppo di potere costituito da diversi partiti, dall'altra il gruppo che vuole servire il popolo.
La campagna elettorale, le elezioni e il ricorso al TAR per abusi evidenti nel corso delle elezioni, hanno manifestato che le medesime sono state un fatto di popolo più che di partiti e che la gente ha acquisito un maggiore senso critico di fronte alle aggregazioni politiche e comincia ad agire con più libertà di fronte ai gruppi di potere.
Negli eventi di questo anno pastorale notevolmente intenso, dobbiamo cogliere un fatto particolarmente significativo e nuovo che ha colpito tutta la comunità e che è destinato a segnare la nuova tappa del cammino ecclesiale. Questo fatto emerge in modo particolare nella presa di posizione di alcune persone di fronte all'opinione pubblica e nell'azione di ricupero di alcuni alcolisti ed è l'esistenza di una leaderanza comunitaria ecclesiale che non è più riducibile al solo prete e alle Suore. Questa leaderanza apprezzata, sostenuta e riconosciuta dalla gente più semplice e più umile è un fatto di testimonianza che sconvolge i parametri precedenti secondo i quali si pensava a una Chiesa fatta soltanto di bambini, donne e vecchi.
Questo fatto sta a dimostrare inoltre che l'autorità morale è un potere di servizio che contesta per ciò stesso ogni forma di potere dominativo. Dimostra infine che la fede rende gli uomini liberi in quanto sono più servitori del bene comune.
Il popolo di Dio si è sentito e continua a sentirsi espresso da un gruppo di persone che stanno incarnando i valori che esso stesso vuole vivere e dimostrano che è possibile vivere questi valori.
Tale fatto oltre a rappresentare la prima rottura di quell'opinione pubblica che ha sempre ostacolato il processo di crescita della fede è anche l'inizio pubblico del discorso sui ministeri ecclesiali affidati ai laici.
In rapporto a questo fatto c'è da sottolineare la ripercussione sui giovani delle scelte che due di loro hanno avuto il coraggio di fare. Infatti era impensabile che si potesse scegliere in forma pubblica un servizio ecclesiale.
Questi fatti stanno ad indicare un passo di maturazione della comunità ecclesiale, ma non tale da costituire un superamento delle difficoltà segnalate nell'analisi dell'anno precedente. Certamente sono l'inizio di qualcosa che si deve coltivare assieme al processo di maturazione della fede di tutta la comunità.
Emerge tuttavia con evidenza la presenza di un gruppo di persone che secondo i vecchi parametri si considerano "buoni cattolici" e che non si sentono in sintonia con il discorso parrocchiale. Tale gruppo in larga misura viene a coincidere con il gruppo politico che ha maggiore potere economico. A questo punto rimane il problema: come sostenere e come continuare un discorso di evangelizzazione che non potrà mai essere bene accetto da chi mira al potere, a qualunque aggregazione appartenga, e allo stesso tempo come coinvolgere questi "buoni cattolici" nel discorso di conversione inerente ad ogni evangelizzazione.
Con questo siamo alla soglia del 13° anno (1983-84). NeI nuovo anno pastorale avevamo posto come meta generale la presa di coscienza di essere una comunità originale e cioè chiesa di Gesù Cristo.
Per originale intendevamo una comunità radunata in nome della fede in Cristo Gesù, cioè di una realtà interiore all'uomo che si esprime come una società visibile con fini, mezzi e organizzazioni al servizio di quella realtà interiore e spirituale.
Una comunità radunata per realtà spirituali che coinvolgendo tutto l'uomo e tutti gli uomini, serve il rinnovamento del mondo secondo le beatitudini.
Le attività programmate sono quelle di sempre e il gruppo di potere non demorde nonostante i segni evidenti di aver a che fare con un popolo sempre meno disposto a lasciarsi manovrare. Gode infatti di protettori che hanno il potere di far tacere anche uomini di Chiesa. Il popolo si viene a riconoscere sempre di più nella Parrocchia che in nome della comune fede porta avanti un discorso di unità nella diversità di idee e di militanza politica, un discorso di bene comune che supera gli interessi di parte.
I partiti al potere con le loro accuse contro il parroco sono stati messi letteralmente fuori gioco dall'atteggiamento e dalle scelte inaspettate della gente. Essa ha goduto nel constatare che in occasione del processo per gli abusi elettorali la Parrocchia sia stata esplicitamente dalla parte della giustizia e del bene comune e ha apprezzato la fermezza e il coraggio di alcuni nell'affrontare le reazioni del gruppo di potere che avrebbe voluto il Parroco a supporto dei propri interessi. La partecipazione più numerosa degli uomini ad alcune iniziative e il coraggio dimostrato da alcuni nel fare la loro testimonianza davanti a tutti circa lo sforzo compiuto per superare alcune situazioni limite sta a indicare che l'opinione pubblica ha meno forza condizionante ed è obbligata a dare spazi di espressione ad una fede che sta diventando sempre più una scelta personale.
L'adesione agli inviti, la collaborazione data da alcuni dell'opposizione alle iniziative parrocchiali e il rientro di altri che si erano messi in disparte per paura di ritorsioni da parte del solito gruppo di potere, da una parte è un tacito riconoscimento che l'essere chiesa non comporta discriminazione politica e dall'altra che la chiesa non è la comunità dei perfetti, ma di coloro che possono sempre contare sulla misericordia di Dio e sulla comprensione dei fratelli.
Attraverso la vita della comunità cristiana e attraverso la risposta della gente a coloro che, a nome di interessi di parte, si sono opposti all'orientamento della Parrocchia, il paese ha dimostrato di riconoscere la Chiesa come una comunità che non ha altro senso che quello di conoscere e congregare tutti in nome di Cristo per servirli nella crescita verso l'unità nella diversità.
In questo senso la meta è stata raggiunta. Ciononostante, l'influsso di coloro che giustificano se stessi e i loro interessi è ancora forte e la gente non riesce ad opporsi apertamente ad essi, anche se riesce a farlo per vie meno frontali e più che nel passato.
Il processo di evangelizzazione della cultura nel suo insieme ha fatto registrare una crescita consapevole di partecipazione, di collaborazione, di sintonia, che tuttavia ha bisogno di essere incoraggiata e promossa per fornire delle scelte sempre più libere.
La Famiglia appare sempre di più l'ambito nel quale aiutare la gente a fare delle scelte, mentre si sta creando all'interno della comunità un clima generale di scelte secondo il Vangelo.
La meta che ci siamo posti nell'anno seguente (1984-85) è la seguente: il popolo riscopre il Battesimo come dono e partecipazione alla vita di Dio e fa scelte coerenti con la fede ricevuta nel Sacramento. Dobbiamo subito dire che il solito gruppo di potere sostenuto dalle autorità superiori e dalla tacita connivenza di alcuni ecclesiastici, ha svolto un'opposizione all'azione parrocchiale a dir poco subdola e degradante. Subdola perché ha usato lo sport, cosa in sé buona, per conseguire le sue mire di potere; degradante perché ha seminato odio, violenza, bestemmie, licenziosità e malcostume per corrompere gli uomini e rivoltarli contro la Parrocchia. Ha cercato in una parola di instaurare un clima di persecuzione e di ritorsioni selvagge a scopo intimidatorio contro coloro che avessero osato collaborare o solo partecipare alle iniziative parrocchiali. Nonostante questo la parrocchia ha mantenuto la sua linea di libertà e indipendenza, di apertura e di continuo invito alla ragionevolezza e alla calma. In un clima del genere la gente era costretta a fare delle scelte se voleva aderire e partecipare alle attività parrocchiali. In effetti il popolo ha dimostrato di aver riscoperto il senso del proprio Battesimo e di esser capace di fare scelte coerenti.
Lo si è constatato alla festa del patrono in cui le manifestazioni sportive organizzate in contrapposizione sono andate deserte. L'abbiamo visto ancora alle celebrazioni dei Santi e dei morti alle quali hanno partecipato molti uomini che non hanno avuto paura di sfilare in processione portando un lumino. L'abbiamo visto altresì alla lavanda dei piedi il Giovedì Santo dove gli uomini che hanno partecipato han dovuto sfidare le critiche e le derisioni degli avversari. L'abbiamo constatato infine nelle numerose testimonianze fatte e sottoscritte da uomini, donne e giovani sul messaggio al popolo di Dio in rapporto a varie questioni dibattute in paese; nel coraggio dimostrato dalle 43 famiglie che hanno sottoscritto un manifesto sull'alcolismo e dalle 250 persone circa che hanno partecipato di domenica pomeriggio alla celebrazione del 25° di sacerdozio del parroco mentre in concomitanza il gruppo di potere aveva organizzato in grande stile una manifestazione sportiva.
In un clima di questo genere, i giovani che sono la parte più debole della comunità e la più esposta a lasciarsi condizionare, hanno dimostrato più autonomia di giudizio e capacità di scelta di quello che si potesse pensare. Hanno infatti partecipato numerosi alle iniziative comunitarie e a quelle specifiche del loro settore. Anche le piccole comunità hanno resistito alla lotta che si è scatenata contro di loro, e se la defezione di qualche loro membro aveva provocato una crisi all'interno di esse, hanno avuto tuttavia il coraggio e la forza per riprendersi e continuare il cammino.
Se, per tutto quello che abbiamo detto, la gente ha dimostrato di aver riscoperto il senso del proprio Battesimo e di essere capace di fare delle scelte in ordine ad esso, dobbiamo riconoscere che permane in essa uno stato di debolezza che, se non viene sostenuta e incoraggiata, in certi momenti può rivelarsi pericolosa, soprattutto quando l'opposizione si fa subdola e ingannatrice.
La revisione ci conferma che la famiglia rimane l'ambito in cui è più facile chiarire le situazioni e aiutare le persone a fare le scelte che risultano necessarie in ordine ad una vera e autentica maturazione cristiana degli adulti e soprattutto dei ragazzi e dei bambini, proprio perché in famiglia ognuno si sente più sicuro e si esprime con maggiore autenticità. Nel programmare le attività per l'anno successivo (1985-86), quattordicesimo del nostro cammino, c'era nel cuore di tutti la speranza che gli interessi personali e di partito lasciassero finalmente posto non solo ad una tregua, ma ad un vero e proprio ripensamento.
Il clima sociale di tensione provocato dalla resistenza e opposizione di coloro che, pur volendo essere riconosciuti come cristiani, in realtà desideravano essere giustificati dalla Chiesa nella loro ricerca e difesa del potere economico-politico-sociale a scapito dei più deboli e poveri, se da una parte aveva offerto al popolo una continua occasione di fare scelte secondo il Vangelo, dall'altra nascondeva il rischio di una nuova frattura e divisione del paese.
Per evitare tutto questo c'era bisogno sia di sostenere e motivare una definizione della gente secondo il Vangelo, sia di creare una condizione favorevole perché coloro che si opponevano all'operato della Parrocchia e coloro che non avevano la forza di prendere posizione accogliessero l'invito a superare le resistenze al Vangelo e si ritrovassero anch'essi come comunità ecclesiale. Ci eravamo proposti quindi come meta generale dell'anno che la gente prendesse coscienza di ciò che significa riconciliazione nella verità e nella carità e del Sacramento che la esprime come veicolo della pace personale e sociale.
L'auspicio di un clima più sereno in parte si è avverato. La lotta da parte del gruppo di potere aveva continuato ad esserci, ma non più con i toni violenti e selvaggi dei mesi precedenti. Forse aveva capito che non poteva più contare sull'appoggio incondizionato della gente, neppure per quanto riguarda le attività sportive. Infatti il solito contraltare organizzato in coincidenza con la festa patronale aveva suscitato accuse e reazioni da parte di alcuni genitori e questo era un segnale che indicava una presa di coscienza e un risveglio delle responsabilità a livello individuale e familiare.
A parte questo fenomeno positivo si stava costituendo un clima generale improntato a indifferenza e sofferenza per tutto ciò che aveva attinenza con una vita personale, familiare e comunitaria impostata sui valori cristiani. Anzi, sembrava quasi che si volesse confinare sempre di più la vita cristiana in alcune pratiche esteriori che non impegnassero la vita e non supponessero il dover fare delle scelte che comportavano rinunce e sacrificio.
Erano segni sicuramente da interpretare, ma che per l'esperienza passata facevano supporre che si stesse arrivando a quel punto critico che segna un determinato passaggio nel cammino di maturazione del popolo.
Con questa supposizione eravamo arrivati alla soglia del nuovo anno pastorale (1986-87), sedicesimo della nostra esperienza. L'attività pastorale programmata per quell'anno aveva come meta generale la revisione del Sinodo parrocchiale del 1982 nel quadro della missione indetta dal Vescovo per tutta la diocesi. In particolare ci eravamo proposti di rivivere il Sinodo come famiglia e come comunità parrocchiale, di valutarne l'applicazione e di rinnovare la missione che Cristo ci ha affidato, servire cioè alla dilatazione del regno di Dio nel mondo. Alcuni fatti verificatesi in quell'arco di tempo stanno a indicare che un certo clima più disteso si era stabilito nei rapporti comunitari. Si è notata meno rigidezza e più spontaneità negli adulti, particolarmente in due circostanze: nella festa patronale dove hanno giocato insieme ai bambini, e al falò della fraternità dove, per la prima volta, si sono lasciati coinvolgere in un gioioso girotondo. Per la lavanda dei piedi nella celebrazione del Giovedì Santo addirittura alcuni uomini si sono offerti spontaneamente. C'è inoltre un chiarimento circa il rapporto tra la Parrocchia e le realtà del paese.
Il chiarimento è giovato a più di uno per chiarire che la parrocchia rispetta tutte le iniziative e le realtà del paese, anzi le favorisce, le incrementa purché non ci siano secondi fini o indebite strumentalizzazioni dirette a umiliare e a limitare o togliere la libertà alle persone.
L'opposizione del gruppo di potere si è manifestata ancora con la solita festa dello sport in concomitanza con la festa patronale, ma in generale i toni sono apparsi un po' più smorzati rispetto agli altri anni.
La missione ha ottenuto il suo miglior risultato con le coppie di sposi per le quali, a dire il vero, c'è stato anche un più cospicuo investimento di energie. Un gruppo di missionari infatti aveva visitato famiglia per famiglia portando l'invito per un pomeriggio d'incontro per fasce di età di matrimonio e spiegando come si sarebbe svolto. Come risultato è venuto fuori un decalogo della famiglia cristiana molto complesso e apprezzato. Se guardiamo l'annata nel suo insieme, dobbiamo dire che le tensioni del passato si sono alquanto placate e da certi segni si capisce che la gente si sta sbloccando nei rapporti con se stessa e con la Parrocchia. Si è venuta a smorzare un'aggressività ambientale per dare posto a rapporti più sereni. Ci sono pure dei segni che stanno ad indica re una maggiore assunzione di responsabilità da parte della comunità per quanto concerne l'appianamento del disavanzo economico, e da parte delle persone adulte che mostrano meno remore per la collaborazione.
La formulazione del decalogo della famiglia cristiana e la stesura di un insieme di norme per l'Amministrazione economica ha dato il via all'elaborazione del "progetto comunitario", cioè, ad una fase di definizione dei modi concreti con cui la comunità ecclesiale vuol vivere quanto è comune alla chiesa universale. Così si è cominciata di fatto l'ultima fase della terza tappa verso il Congresso Eucaristico Parrocchiale. Infatti questo sembra il passo da fare per aiutare la comunità nel suo cammino di crescita. Quella situazione che l'anno precedente appariva difficile ed ingarbugliata per quell'aria di indifferenza e opposizione a qualsiasi proposta impegnativa a tutti i livelli, non era altro che il momento di riflessione e di conflittualità psicologica che di solito precede il passaggio significativo verso un nuovo equilibrio proprio di ogni dinamismo di crescita. Questa stessa crescita ha messo in evidenza due problemi di portata fondamentale: quello della fa-.miglia in quanto, essendo essa succube della cultura consumistica del momento e non dando al Vangelo il posto che gli spetta, definisce criteri di vita e gerarchia dei valori che non sono in linea con la fede che intende professare; quello dei giovani che, nella instabilità del lavoro, nella disoccupazione e nella necessità di andare all'estero crea un disagio e una incertezza di fondo che li fa vivere in ordine al momento presente col rischio di perdere quei valori che danno senso alla loro vita.
Le condizioni generali sembravano buone per poter affrontare questi problemi nel nuovo anno pastorale (1987-88) che si stava per iniziare, il diciassettesimo della nostra avventura. Ci eravamo posti come meta generale che il popolo di Dio riscoprisse l'Eucaristia nella sua prima parte e definisse il proprio progetto comunitario in coerenza con essa.
Si deve dire subito che le energie impegnate a livello di famiglia e di giovani non hanno ottenuto i risultati che si speravano, per cui i problemi rilevati in questi due ambiti non hanno potuto essere affrontati direttamente per mancanza di partecipazione alle iniziative promosse dalla Comunità Parrocchiale.
Una certa risposta, tuttavia, è stata data in via indiretta attraverso le attività moltitudinarie o specifiche di altri livelli. Nonostante questo i segni di maturità non sono mancati, anzi sono andati crescendo sia sul piano religioso che su quello civile. Su quello religioso si è notata una maggiore partecipazione dei genitori agli incontri programmati per loro; un numero consistente di giovani,(25,8%) della fascia dai sedici ai venticinque anni di età, che hanno un impegno costante in Parrocchia; un avvicinamento di coloro che hanno speciali problemi matrimoniali; una evidente maggiore maturità dei gruppi familiari; l'impegno delle cinque nuove commissioni proposte dai gruppi familiari ed elette dall'assemblea; il lavoro responsabile dell'assemblea in ordine alla definizione del "Progetto Comunitario"; l'impegno del nuovo consiglio per gli affari economici e la maggiore sensibilità della popolazione per quanto riguarda il problema economico; l'impegno, la generosità e la tenacia dimostrata da un giovane nel portare avanti la formazione del gruppo dei chierichetti.
Su quello civile basta ricordare la maturità dimostrata dal paese nella elezione del nuovo consiglio comunale, frutto evidente della crescita dei valori che la Parrocchia promuove. Tutto questo ha dimostrato l'opportunità di continuare nel processo di definizione del "Progetto Comunitario", in quanto questo lavoro aiuta coloro che partecipano più assiduamente alle varie attività a definirsi personalmente e comunitariamente.
Nella valutazione generale è emerso con evidenza che era giunto il momento di dare inizio alla convocazione del Congresso Eucaristico, anche se non era facile sapere come avrebbero reagito a tale annuncio coloro che formalmente partecipano meno alla vita della comunità pur dando per scontata la loro sintonia con quanto la Parrocchia va facendo per il loro bene. Con questi elementi abbiamo affrontato la programmazione del nuovo anno pastorale (1988-89), diciottesimo del nostro cammino di rinnovamento. La meta generale riguardava ancora l'Eucaristia. In particolare ci si proponeva di scoprire l'Eucaristia nella sua parte centrale e di definire in coerenza con essa il nostro progetto comunitario.
In ordine al processo di definizione del " Progetto Comunitario" merita una segnalazione particolare il contributo dato dai gruppi familiari e la ricomposizione degli stessi in vista di una maggiore consistenza e funzionalità. A parte l'accresciuto interesse e la più intensa partecipazione alle varie manifestazioni religioso-popolari, la gente, in occasione del 25° di vita religiosa di due Suore, ha avuto modo di cogliere in profondità il senso della loro presenza come religiose all'interno della comunità cristiana e soprattutto il problema della vocazione in riferimento ai giovani.
Un fatto nuovo, che mai si era verificato fino ad allora, è stata la richiesta di alcuni giovani di fare insieme la preparazione al sacramento della cresima e del matrimonio. L'esperienza, già per se stessa interessante in rapporto all'ambiente, ha contribuito in modo determinante ad aprire una prospettiva nuova per quanto riguarda la formazione cristiana e la preparazione dei nubendi al sacramento del matrimonio. Una prova molto dura per la famiglia innanzitutto, ma poi anche per la comunità cristiana è stata la morte del giovane diciottenne che guidava e animava il gruppo dei chierichetti. Non si può fare a meno di attribuire al suo esempio lo sviluppo spontaneo che ha avuto il gruppo dopo la sua scomparsa e la nascita del corrispondente gruppo del servizio liturgico formato dalle ragazzine. Tra gli uni e le altre raggiungevano alla fine dell'anno il numero di 54.
Altro fatto di particolare rilievo perché sconvolgeva ogni più rosea previsione da parte di tutti, ma specialmente degli operatori pastorali e delle persone più attive sul piano della partecipazione alla vita della comunità, è stata l'adesione della stragrande maggioranza delle famiglie alla proposta del Congresso Eucaristico Parrocchiale. Per questi ed altri fatti positivi si poteva guardare con ottimismo al futuro della comunità, nonostante la zavorra dei soliti limiti e debolezze che dovevamo trascinarci dietro.