Capitolo 5

La chiesa fattore determinante per l'integrazione dell'insieme

Nel 1971, dopo circa due anni dall‘insediamento delle prime famiglie, mentre il numero degli abitanti cresceva e dall’andamento dell’insieme si potevano intuire i problemi inerenti alla convivenza e all ‘integrazione, il parroco, si è interrogato profondamente sul senso della sua presenza nel paese.
Cappella costruita dalla Comunità
La maggior parte della gente riteneva indispensabile la sua presenza, ma avrebbe voluto limitare il suo servizio pastorale alla celebrazione della Messa, degli altri Sacramenti e ad eventuali necessità delle singole persone. Una presenza, insomma, che non impegnasse troppo e soprattutto non esigesse un cambiamento di vita. Dopo un’analisi delle situazioni e una lunga e ponderata riflessione, egli, aiutato da persone competenti, ha formulato e messo in atto un piano pastorale. Tale piano mirava a creare comunità di vita evangelica all’interno della parrocchia in modo che questa divenisse “una comunione di comunità”, un luogo cioè in cui tutte le differenze umane venissero accolte nell’unità, un luogo in cui ogni persona, famiglia o gruppo potesse trovare la propria identità, costruirsi come Chiesa e fare esperienza di popolo integrato in comunità. Un ideale malto alto se si pensa alla condizione di apatia, di autosufficienza e di distacco in cui viveva la gente. Il pensiero teologico che sottende il progetto sottolinea i seguenti principi. Condividere Dio nella Chiesa, confessarlo nella medesima fede significa, per ogni cristiano, vivere in relazione con gli altri, affermare la loro dignità di figli di Dio, riconoscere la uguaglianza fra tutti perchè tutti in Cristo sono “uno”, amare ciascuno nella sua irrepetibile originalità e aprirsi alla universalità.

Considerato nella sua dimensione soprannaturale, l”’altro” diviene, dunque, il “prossimo”, il “fratello”, colui che non può più essere allontanato come straniero. Per sua missione, la Chiesa dev’essere quindi solidale con tutti gli uomini, capace di comprenderli, di accogliere quanto di buono si trova nel loro cuore e nella loro mente, nei loro riti e nelle loro culture; deve incarnarsi nella loro realtà per compiere un’azione liberatrice,per lottare contro ogni forma di ingiustizia, di sopruso e di inganno, deve sapersi impegnare per un risanamento delle strutture e delle istituzioni e deve sapere che il suo messaggio va rivolto ad un uomo concreto, inserito in un contesto socio-culturale e considerato nella sua dimensione personale di soggettività, di libertà e di religiosità.

Alcune foto della consacrazione della prima chiesetta voluta e costruita dalla gente.

 

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