Capitolo 5.1.2

Il conflitto innerente al processo integrativo

  1. Opinione pubblica e gruppi di riflessione evangelica

Le iniziative promosse sulla base di un progetto pastorale che tende a creare comunione di comunità, come contributo da parte della Chiesa nel processo di integrazione sociale di questo popolo, hanno suscitato una forte reazione dell’opinione pub­blica. Era infatti inevitabile che essa si scagliasse contro tutto ciò che tendeva a modificare un certo modo di concepire la vita sul piano individuale, politico e sociale, e di atteggiarsi nell’ambito della fede e della religione. In fondo si era resa conto del cambiamento sostanziale che un tale processo esigeva, e della necessità di fare scelte libere e personali. Aveva intuito, in una parola, che veniva messo in discussione il diffuso sistema di vita che ha come elemento portante il profitto e il potere. I primi ad essere bersagliati in tale reazione furono i gruppi familiari, certamente non a torto nella logica dell’opi­nione pubblica, perché essi si sono subito manifestati come ambito in cui ad ognuno veniva garantita uguale dignità e libertà di espressione, in cui era difficile operare le solite strumentalizzazioni di potere. I gruppi, fin dalla loro origine, hanno sempre difeso la loro autonomia nei confronti delle forze politiche per essere al servizio della crescita dell‘uomo. Favorendo la presa di coscienza delle proprie possibilità, aiutavano le persone ad esprimersi, a prendere posizione qualunque fosse il loro stato sociale e la loro provenienza. All’interno dei gruppi si erano fatti strada anche i forestieri; alcuni, in particolare, per le loro capacità e per la serietà del loro impegno, si erano guadagnati la simpatia e la stima della gente, che non esitò a eleggerli per compiti di responsabilità sia nell‘ambito parrocchiale che in quello civile. Questa ascesa sociale non era ben vista da coloro che volevano dominare ad ogni costo e costringere gli altri in uno stato di passivo assoggettamento. La reazione contro i gruppi venne ad assumere toni di una asprezza incredibile. Si tentò di boicottarli in tutti i modi e di screditarli presso la gente. La prova è stata veramente dura, ma essi continuarono la loro attività, naturalmente con tutte le difficoltà che si possono immaginare. Nella lotta era normale che alcune persone si lasciassero scoraggiare e altre, per la verità poche, passassero dalla parte degli oppositori. Per quelle però che hanno resistito è stata un’esperienza che le ha fatte crescere e rese capaci di autodeterminarsi per il meglio, di decidere liberamente anche se la paura di rivelarsi in pubblico, di prendere posizione rimane sempre grande.

 

  1. Adulti - Giovani

Il problema generazionale, inteso come “spaccatura, apparentemente insanabile fra adulti e giovani”, esiste da sempre. Esso è presente in ogni società ed è dovuto a un complesso di fattori aventi origine diversa e anche diverso modo di influire nel fenomeno. Anzitutto ci sono fattori di carattere storico, alcuni inerenti alla storia generale e quindi comuni a tutte le società; altri inerenti alla storia del paese. 
Ci sono poi fattori di carattere eticoculturale, socio-politico e socio-economico che determinano un modo diverso di concepire la vita e di organizzare la società. 
Ci sono, da ultimo, fattori di carattere religiosa che, a loro volta, determinano concezioni e modi diversi di incarnare la fede. Alcune critiche aperte che i giovani azzardarono di fare agli adulti su certi atteggiamenti di tipo dispotico e dominativo, su una certa mentalità retriva e separatista (erto - cassanesi - forestieri - uomo - donna) e su certi ruoli, tradizionalmente chiusi, provocarono una forte reazione e resero più difficili i rapporti tra le parti. I manifesti murali (tipo tatzebau) che raccoglievano queste critiche furono oggetto di accesi dibattiti nelle famiglie, nelle associazioni, nei partiti politici, nei bar e furono anche motivo di discussione e, a volte, di contrasto all’interno delle famiglie e tra famiglie. Col passare del tempo i toni violenti della polemica si smorzarono e gli adulti stessi vennero ad assumere un atteggiamento di maggiore stima nei confronti dei giovani, riconoscendo che su molte cose essi avevano ragione. Questo è stato un primo passo verso quel dialogo e quell‘intesa alla quale tutti, più o meno consapevolmente, aspiriamo. Del resto non si può dimenticare che la non comparabilità delle particolari esperienze dei soggetti, spesso rende quasi impossibile la comprensione reciproca. Quando i giovani e gli anziani cominciano a comprendere che  tra generazioni esiste una frattura che è profonda, nuova, senza precedenti e di dimensioni mondiali, allora e solo allora diventa passibile ristabilire la comunicazione (29) e la tensione fra generazioni diventa fonte di un dinamismo che arricchisce, di una dialettica di complementarietà, di riscoperta dei valori e di accettazione reciproca delle differenze. 
L’esigenza di coerenza e linearità dei giovani, la loro sete di giustizia, uguaglianza e fraternità, anche se non sempre sostenute da un effettivo, costante, personale impegno, fanno da stimolo al superamento di posizioni già raggiunte per ricercare quel ‘più’ che diviene sorgente di gioia e punto di partenza per nuove conquiste che interessano la vita individuale e collettiva.

Indice capitolo 5.1.2

1. Dalla coesione sociale alla coscienza collettiva
2. Espressioni religiose collettive
3. I Gruppi di Riflessione Evangelica: fattore di coscientizzazione
4. L'organizzazione Parrocchiale
5. Giovani: fattore di cosientizzazione
6. Identificazione dell'insieme nei valori della fede e socio-religiosi

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